Viaggio nelle terre di Hyblon

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Viaggio nelle terre di Hyblon

a cura di Giuseppe Garro

De Arte edizioni, I ed., 2015, pp. 246

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L’area iblea ha tutti i caratteri di un piccolo continente, un’isola nell’Isola che i fiumi hanno solcato in gole strette e profonde, sulle cui pareti scoscese l’uomo ha trovato nel tempo il luogo dell’ultima dimora, la propria casa e persino le cavità in cui ricavare santuari rupestri. Un continente con rarità botaniche e presenze straordinarie di creature viventi che rappresentano la sintesi perfetta del grande ecosistema del Mediterraneo. Anche l’uomo ibleo, come le presenze naturali e le stratificazioni del tempo, è il risultato di una sintesi miracolosa, dell’unione armoniosa delle culture. Dall’Ellade e dall’Anatolia, dal Magreb e dalla regione iberica, i siculi del massiccio ibleo hanno ereditato una ricchezza che, ancora oggi, si rivela nella parola, nei gesti, nelle espressioni, nella conoscenza, nei sentimenti, nelle tradizioni. Tra il Monte Lauro e la Valle dell’Anapo vive un complesso insieme di civiltà e di saperi, nonché un sistema straordinario di valori dello spirito e di eccellenze del pensiero creativo che hanno trovato nella pietra la pagina su cui scrivere. Sui ripidi pendii inaccessibili e sui piccoli pianori rocciosi facilmente difendibili, nelle adiacenze di scaturigini d’acqua sorgiva, l’uomo ibleo ha creato terrazzamenti da coltivare, ampie grotte per mettere al riparo il gregge e città di pietra il cui carattere scultoreo è documento inoppugnabile di un’attitudine mai sopita, quella relativa all’intaglio lapideo. Sì, perché l’uomo ibleo, nel tempo, non ha costruito architetture ma ha scolpito abitazioni, luoghi di sepoltura, spazi per la preghiera. La spinta a farsi scultore è stata offerta dalla tenera calcarenite, cedevole alla subbia e allo scalpello, ideale per ottenere cavità dalle tipologie più varie. Contributi a cura di S.A. Cugno,M.C. Zimmitti,G. Garro,L. Blancato,V. Signorelli,A. Zimmitti,S. Caligiore

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