Antologia dell'architettura moderna. Testi, manifesti, utopie

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Antologia dell'architettura moderna. Testi, manifesti, utopie di Mara De Benedetti, Attilio Pracchi

editore: Zanichelli

I ed., novembre 1988. Volume integro (fondo di magazzino), presenta qualche vaga fioritura, nel complesso in ottime condizioni.

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recensione di Gabetti, R., L'Indice 1990, n. 1

Questo volume si riallaccia ad una tradizione dell'architettura moderna che si era andata lentamente estinguendo: vivissima negli anni '30, quando occorreva anche solo succintamente rendere noto ad un vasto pubblico di lettori che cosa si intendesse per architettura del nuovo secolo, accostando testi critici ad estesi repertori illustrativi di progetti e di opere realizzate, la tradizione pareva quasi non avesse più motivo di esistere con questo dopoguerra. Di quella vicenda tutti, o quasi, sapevano tutto, o quasi. Questa antologia occupa, ora, un posto a sé: non si riallaccia a quella tradizione diciamo 'antica', pur avendo in comune con essa alcuni aspetti editoriali; non si riallaccia alle storie dell'architettura contemporanea, e nemmeno a dizionari, come N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, "Dizionario di architettura", uscito da Einaudi nell'81. Qui si presentano i testi tradotti perfortuna con molta cura, nella loro stesura originaria a partire dai primo testo di Van de Velde del 1894, fino all'ultimo testo che è di Alvaar Alto e del 1941. I vari testi sono raggruppati in capitoli e in paragrafi dedicati ciascuno a un movimento, o a un personaggio (Berlage, Loos, Sant'Elia, Le Corbusier, Piacentini, Pagano, Persico) o ad una scuola.
Il lettore è costretto, se è zelante, a seguire il tracciato dell'antologia: e come per tutte le antologie non deve cercare cosa c'è nel capitolo o nell'articolo che precede o segue quello citato, o cosa sia nascosto dalle cesure del testo. A questo lettore obbediente è dato già nella succinta 'Premessa' e poi ancora in testa a ogni capitolo e ad ogni paragrafo una guida, che può servirgli per un primo orientamento. Certo non si tratta di una storia dell'architettura e nemmeno di un dizionario (forse qualche data di nascita o di morte avrebbe orientato il lettore, specie nell'intricato periodo delle cosiddette avanguardie).
Tutto il disegno dell'opera è molto chiaro e ben illustrato; senza dubbio serve da utile consultazione per uno studente di architettura di formazione italiana - direi anche europea; ogni studente può così assumere questa ricca raccolta di repertori come una apertura verso ulteriori approfondimenti: questa è nel fondo la giustificazione che sta alla base di ogni antologia. Ad approfondimenti agevoli contribuiscono gli apparati bibliografici, in linea generale rintracciabili in qualche buona biblioteca di architettura. Se molte volte la citazione è così dotta da non poter essere rintracciata, questo vuole anche dire che i riferimenti puntuali sulle fonti dell'architettura moderna richiedono anche in Italia (un paese che nonostante la sua lingua ha molti meriti in questo senso) ulteriori incrementi: riedizioni, traduzioni ecc. Proprio la direzione in cui va questo scrupoloso e serio lavoro.
Vorrei tuttavia invitare allievi e in generale cultori di architettura a non farsi belli con citazioni tratte a prestito da questa antologia: la citazione è solo elemento del tutto parziale della formazione storico-critica. Proprio perché non vorrei si parlasse mai di "produzione ideologica"; essendo la contraddizione evidente, inviterei a consultare questa antologia per imparare a parlare di architettura, partendo dai testi dei singoli protagonisti: un lavoro tenace e fattivo che credo abbia esiti certamente utili. Come è evidente nell'impostazione e nello sviluppo di questa opera vasta, articolata, sapientemente dosata.

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